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Federica Guidi: «Sull'energia per le imprese servono certezze»

di Nicoletta Picchio

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23 SETTEMBRE 2008

Si trovano tra l'incudine e il martello: i costi eccessivi dell'energia che penalizzano la capacità di competere sui mercati, le regole del protocollo di Kyoto che fissano limiti per l'emissione di Co2 ma che l'Europa si trova a rispettare di fatto da sola. È un sentiero stretto quello che percorrono le imprese italiane, ma la tutela dell'ambiente e il risparmio energetico possono diventare un fattore di business e di sviluppo. A determinate condizioni, però, come sollecita la presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi: regole certe, destinate a restare in piedi nel medio termine, un sistema di incentivi non a pioggia, che stimoli veramente gli investimenti in ricerca e innovazione.

«Le nuove tecnologie ci permetterebero di risparmiare, di consumare diversamente e quindi di abbassare il costo dell'energia. La tutela dell'ambiente può diventare un'opportunità straordinaria di crescita della nostra imprenditoria», dice la Guidi. Il 3 e 4 ottobre, nel convegno di Capri, il tema sarà proprio "Innovare le energie. Imprese e ambiente tra sviluppo competitivo e sostenibilità". Dopo aver esordito a giugno, al convegno di Santa Mar-gherita, con un dibattito dedicato alla riforma dei contratti, stavolta la Guidi ha scelto l'energia. «Dobbiamo affrancarci sempre di più dai rischi che riguardano questo settore. L'Italia, importatore di materie prime, è estremamente vulnerabile: prezzo del petrolio, equilibri geo-politici internazionali. Le imprese possono e vogliono dare il proprio contributo per ridurre i costi dell'energia e favorire un ambiente migliore».

Il mondo imprenditoriale si è dovuto difendere dalle accuse di non fare abbastanza per l'ambiente. C'è un nuovo atteggiamento?
Le aziende sono state spesso messe sul banco degli imputati. Quasi che per definzione inquinino. Noi Giovani di Confindustria vogliamo dare invece una nuova chiave di lettura: le aziende come una possibile soluzione al problema energetico del Paese. La tutela dell'ambiente e il risparmio energetico vanno considerati un business, sia in Italia, sia per conquistare nuovi mercati, fornendo le tecnologie a quei Paesi in crescita, che oggi sono i principali responsabili dell'inquinamento. Non solo: è un modo anche per esportare tecnologia, prodotti a maggior valore aggiunto rispetto a quelli tradizionali del made in Italy.

Il problema esiste da tempo: perché non c'è stata in passato questa spinta?
Le imprese vanno messe in condizione di lavorare e di investire. Serve un quadro di regole trasparenti, valido a medio termine. Gli investimenti in tecnologia e innovazione hanno tempi lunghi, richiedono sforzi finanziari ingenti. Finora non c'è stato un humus favorevole. Lo stop al nucleare non solo ha privato l'Italia di energia a basso costo, ma ha anche frenato lo sviluppo tecnologico. Le nuove tecnologie non si inventano, c'è bisogno di tempo. Anche gli incentivi finanziari a pioggia non hanno stimolato gli investimenti, hanno finito per distorcere e frenare il cambiamento.

Il Governo deve creare una situazione adatta perchè questo mercato si sviluppi?
La nostra richiesta di un quadro normativo stabile la rivolgiamo non solo alla maggioranza, ma anche all'opposizione. Il piano energetico del Paese, almeno nelle linee guida, deve essere una scelta strategica, bipartisan. Inoltre, lo ripeto, ciò che lo Stato già spende in incentivi va dato in modo mirato, favorendo effettivamente gli investimenti in innovazione.

Per l'Italia, comunque, c'è l'impegno di rispettare il protocollo di Kyoto...
La filosofia del protocollo è condivisibile: devono essere le economie più avanzate a porsi il tema del rispetto dell'ambiente. Ma senza la firma di Cina e India, che sono oggi le potenze a maggiore crescita, e con le regole di favore applicate alla Russia, di fatto è solo l'Europa adassumersi le responsabiltà. Questo non funziona. Nè si può chiedere alle economie in crescita di rallentare.

Sì, comunque, al nucleare?

Certamente il nucleare sicuro, ma anche rigassificatori, risparmio energetico, energia alternativa. Non entreremo nel merito delle scelte che dovrà fare il Governo: ciò che serve è un mix energetico, economicamente e tecnicamente valido.

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